Mantova, oltre 3.000 posti di lavoro persi nel 2015. Licenziamenti aumentati del 23%

Licenziamenti aumentati del 23% nel 2015 con oltre 3000 mantovani che hanno perso il posto. E’ il nuovo terribile record della crisi mantovana e lanciare l’allarme è ancora una volta la Cgil. Solo nelle aziende con più di 15 addetti, nel 2015 hanno perso il posto 1578 lavoratori (erano 1284 nel 2014, 851 nel 2013, 917 nel 2012). A questi, secondo il sindacato, sono da aggiungere gli esuberi nelle piccole imprese, non più statisticati dai centri per l’impiego, ma stimabili in ulteriori 1600-1700 unità. Totale 3.000. “Avevamo previsto un incremento dei licenziamenti – commenta il segretario generale della Cgil di Mantova, Massimo Marchini – Da tempo ripetiamo che l’abbattimento degli ammortizzatori sociali, messo in atto dal governo nel 2015, avrebbe determinato un aumento delle perdite di posti di lavoro. La cassa integrazione è stata ridimensionata nei tempi di utilizzo e nelle causali d’acceso e questo è il risultato”.
Le ore di cassa integrazione sono calate in un anno del 47,3% (-70% in deroga, -38% straordinaria, -22% oridinaria). Una riduzione che ha caratterizzato in primis l’artigianato (-66%), quindi il commercio (61%), l’industria (-44%) e l’edilizia (-26,2%). Ma secondo Marchini “non c’è nessun motivo di soddisfazione nel dire che a Mantova la cassa integrazione si è dimezzata (da quasi 11 milioni di ore utilizzate nel 2014 a 5,7 del 2015), perché contestualmente, senza più ammortizzatori, le persone hanno perso il loro lavoro”.

Insomma siamo ancora lontani da una ripresa strutturale. “Se non c’è ripresa dell’occupazione – prosegue Marchini – non possiamo parlare di inversione di tendenza. Vengono enfatizzati segnali di ripresa generale, ma l’economia mantovana non registra segnali coerenti”. Ad esempio il manifatturiero: una quota minoritaria di aziende ha un buon andamento legato alla capacità di esportazione e all’alta qualità delle produzioni. Ma “la maggioranza delle imprese, strettamente legate al mercato interno, vive una fase di sofferenza connessa al rallentamento dei consumi di un paese in deflazione”.
Per la Cgil servono investimenti su ricerca e sviluppo, e solide politiche industriali. “Possiamo vincere la sfida dei mercati e della competizione non attraverso la politica dei costi e la cancellazione dei diritti dei lavoratori, ma attraverso la qualità delle nostre produzioni – prosegue il sindacalista – Guardiamo con favore all’investimento consistente che ha presentato il gruppo Progest, che consente di dare un futuro di innovazione alla cartiera mantovana con una produzione di alta qualità, e insieme confidiamo che i piani di rioccupazione del personale in esubero Ies possano essere concretamente realizzati sulla stessa impostazione”.
In questi otto anni di crisi il territorio mantovano “ha pagato pesantemente in termini di posti di lavoro, precarizzazione e impoverimento sociale – coclide Marchini – prima di tornare ai livelli pre-crisi servirà ancora molto tempo e i fragili segnali di ripresa si manifestano senza produrre reali posti di lavoro. Ciò impone scelte a tutti, dal governo agli enti locali, che mettano al centro un piano per una buona e stabile occupazione, con un occhio di riguardo per i giovani e le donne”.

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