“Ci aggiorniamo”. L’sms con cui i 530 dipendenti interinali Fca di Cassino sono stati lasciati a casa

Un sms di poche righe sul cellulare: “Il tuo contratto cessa, ci aggiorniamo”. È così che 530 operai interinali dello stabilimento Fca di Cassino hanno appreso che dal giorno successivo non si sarebbero più recati in fabbrica. Non se l’aspettavano, le premesse erano ben altre e risalivano esattamente all’anno prima, quando l’allora premier Matteo Renzi e l’amministratore delegato di Fca Sergio Marchionne avevano annunciato 1800 nuove assunzioni per lo stabilimento di Cassino entro il 2018. Ma in un anno tante cose sono cambiate, il referendum costituzionale bussava alla porta ed era obbligo spargere ottimismo a piene mani: “Sono 4300 i lavoratori dell’Alfa di Cassino e altri 1800 saranno assunti nei prossimi 18 mesi – disse Renzi il 24 novembre 2016 – Facile lamentarsi, dire che va tutto male, criticare soltanto. Cassino ci dimostra una volta di più che l’Italia va avanti quando vincono quelli che provano a cambiare, non quelli che vogliono solo bloccare”. Le assunzioni sono partite a marzo di quest’anno per 830 nuovi dipendenti con contratti di somministrazione. Il primo passo, secondo gli operai, nel percorso all’interno dell’azienda. Il mercato del lavoro è quello che è, niente pretese eccessive e la stabilizzazione arriverà col tempo, pensavano gli operai. Quindi i primi quattro mesi, a luglio la proroga di altri quattro. Fino al 31 ottobre. Poi arriva un sms sul telefonino di 530 degli 830 neoassunti: “Per il momento il tuo contratto cessa. Ci aggiorniamo per ulteriori novità”.  Il mittente è il somministratore, ovvero la società (anche chiamate agenzie interinali) che cerca i lavoratori per conto dell’utilizzatore, Fca. Tecnicamente, quindi, non si può parlare di licenziamento, trattandosi di lavoro somministrato, ma la sostanza è la stessa a fronte delle promesse fatte e poi non mantenute. E lo stesso Renzi, in tour a Ciociaria con il trenino democratico “Destinazione Italia” solo una settimana fa è dovuto tornare sull’argomento assicurando che “ci faremo sentire” ma sottolineando al tempo stesso che prima “lì c’era un’azienda in cassa integrazione a zero ore”.

 La ragione per cui non sono stati rinnovati i contratti, ha detto Fca ai sindacati, è il calo di esportazioni delle auto verso la Cina. A Cassino, infatti, si producono l’Alfa Stelvio e l’Alfa Giulia, due tipi d’automobile che guardano soprattutto al mercato estero, in particolare a quello americano e orientale. Si tratta di veicoli di fascia alta, un Suv (segmento C) il primo, una berlina (segmento D) la seconda. E le loro dirette concorrenti sui mercati sono ostiche a dir poco: lo Stelvio compete con l’Audi Q5, la Porsche Macan, il Bmw X3. La Giulia invece deve fare i conti con l’Audi A4, la Mercedes Classe C e la Jaguar XE. Il mercato dell’auto è tornato a crescere e proprio l’Alfa Romeo aveva fatto un balzo nelle vendite il mese scorso, con Giulia e Stelvio che hanno registrato +20,3% a ottobre e del 34,4% da inizio anno. Nei primi nove mesi del 2017, ha comunicato la Fim Cisl, le produzioni di Giulia e Stelvio con 100.985 hanno raddoppiato i livelli del 2016 (51.425). Risultati positivi, ma non abbastanza a quanto pare. Il target di vendite per Cassino doveva essere almeno il doppio, circa 200mila auto, sostengono i sindacati. Di qui il “licenziamento” dei 530 dipendenti interinali. “Qua la sensazione è che anche i 300 che sono rimasti a Cassino a dicembre verranno lasciati a casa, salvo particolari cambiamenti”, dice senza farsi grandi illusioni Claudio Panfili, segretario della Nidil Cgil. Nidil sta per Nuove Identità di Lavoro, i lavoratori atipici. Coloro che possono essere lasciati a casa con un sms sul cellulare. “E non erano neanche tenuti a inviare un messaggino perché la legge non prevede la comunicazione obbligatoria”, conclude Panfili.
fonte: huffingtonpost
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